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Caso di “piccolo narcisismo” La storia di Giovanni e la trappola (intergenerazionale) narcisistica - Varchi n.9

Giovanni, una storia come tante, giovane professionista, figlio unico di due genitori di successo, racconta come gli sia stato difficile rifiutare il denaro che la madre, vedova, è sempre stata disponibile a fornirgli senza limiti. Per questa madre, a sua volta allevata con grandi sacrifici e diventata docente universitaria con le proprie forze, era inconcepibile che il figlio potesse anche solo minimamente patire le privazioni che lei aveva conosciuto.

Prima di Giovanni la donna aveva avuto un altro figlio sopravvissuto per sole sei ore. Il padre, deceduto precocemente, proveniva da una famiglia abbiente in quanto il nonno, inventore, aveva avviato una lucrosa attività; successivamente il padre, anche dopo la rapida caduta del benessere famigliare dovuta alla crisi degli anni Settanta, non aveva mai saputo rinunciare a uno stile di vita ben al di sopra delle sue possibilità, e aveva abituato il figlio ad ogni genere di doni costosi e a lunghe vacanze in luoghi di villeggiatura rinomati.

La trappola narcisistica si chiuse su Giovanni: lo stile di vita grandioso dei genitori, che nascondeva e compensava antichi lutti e frustrazioni narcisistiche, condusse il figlio a non sperimentare la distanza tra i propri desideri e quello che realmente avrebbe potuto ottenere con impegno e fatica. Dopo una brutta esperienza con cocaina e alcol, e una volta dilapidato il patrimonio famigliare, divenne necessario per Giovanni chiedere aiuto a chi, nel bene e nel male, gli era stato sempre vicino: la compagna Paola che lo accompagnò nello studio dell’analista.

Giovanni è un esempio di una classe di pazienti che appaiono mediamente gravi all’inizio del percorso analitico, ma che migliorano non poco quando alcuni “miti famigliari” vengono portati alla luce. I sintomi iniziali di Giovanni riguardavano l’uso alterno di cocaina e alcol, momenti di grandezza e di promesse irrealizzabili fatte a se stesso e agli altri, delusioni e frustrazioni conseguenti ai fallimenti inevitabili rispetto alle mete irraggiungibili, senso di vuoto interiore al di fuori dei momenti di grandiosità e onnipotenza. Più tardi, dopo il primo anno di analisi, il quadro cambiò radicalmente. Grazie ai sogni, alle associazioni e alle interpretazioni di transfert Giovanni divenne consapevole di come dietro la facilità con cui si comprano le cose si nasconda la difficoltà a riconoscere il vuoto interiore, il lutto e la separazione dai propri sogni di grandezza.

Gli avvenimenti in analisi attraversarono l’analista provocando in lui, a sua volta, il bisogno di essere lusingato in conseguenza delle sue “intelligenti” interpretazioni, come in uno specchio narcisistico contaminante. Grazie al riconoscimento di questa trappola narcisistica, e all’analisi di un proprio sogno, l’analista comprese come Giovanni stesso fosse stato sedotto nel doversi sentire “un principino”, e nel dover sostenere fino ad allora quel personaggio.

L’esempio di Giovanni, e forse anche del suo analista, suggerisce come la sofferenza, legata a trappole narcisistiche transgenerazionali, possa presto modificarsi in una condizione meno infausta qualora si riconoscano quegli aspetti di invischiamento narcisistico. I cambiamenti di Giovanni passeranno attraverso vari gradi: dal potersi sentire a proprio agio con i clienti anche senza indossare l’abito blu abitualmente portato dal padre, al poter distinguere i bisogni bulimici e lo shopping compulsivo dalle vere necessità condivise con la compagna. Il suo stesso peso corporeo e l’aspetto fisico si modificheranno, mostrando i segni degli avvenimenti e dei conflitti subiti.

(Tratto da Pasino C, Cellerino M., Fornaro M. (2012) La trappola narcisistica, in “Realtà psichica e regole sociali. Denaro, potere e lavoro fra etica e narcisismo”, Atti del XVI Congresso nazionale della Società Psicoanalitica Italiana, Roma, 25-27 maggio 2012,    pp. 188-190, in http://www.spiweb.it/congresso).

 

Varchi n.9

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